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10/05/2007
DOPING - Lo spettro dei medici: «Caso Fuentes in italia è possibile»
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Olbia - giovedì 10 maggio 2007 - ''Un caso Fuentes anche in Italia? E perche no? Allo stato attuale chi puo' escluderlo?''. Al Giro non si parla d'altro, non si parla che del caso Basso, del nuovo interrogatorio di oggi e delle nove ore a cui è stato complessivamente sottoposto il varesino dalla Procura Antidoping. Carlo Guardascione, medico della Lampre di Damiano Cunego non si stupisce più di tanto della domanda e incalza: ''Basta la compiacenza fraudolenta di un laboratorio, di un ematologo, di un gruppo che si organizza...anche da noi un caso Puerto non è impossibile''. Ma alla maggior parte dei medici delle squadre italiane al Giro d'Italia vengono i sudori freddi quando si affronta l'argomento: se cioè sia possibile in Italia un “sistema” organizzato per il doping come è stato fatto in Spagna. Quasi tutti accettano di rispondere solo a patto di mantenere l'anonimato, perché, dicono ''In questo momento qualunque cosa si dice può essere strumentalizzata, ma l'unica cosa sicura e che i medici sociali sono i cani da guardia dell antidoping, la prima barriera”. Esistono delle centrali del doping ematico? ''Centrali vere e proprie no, ma punti di ritrovo si spiega un dottore con compiacenze di infermieri di ospedali, parenti infermieri. Ma se il bubbone è scoppiato in Spagna, se lì c'erano centinaia di sacche, e perché in Italia c'è una legge antidoping che complica le cose, mentre in Spagna è stata approvata dopo lo scandalo del dottor Fuentes. Anzi, nel nostro ambiente si dice che lo scandalo è scoppiato, toccando il ciclismo soltanto, perché si voleva forzare l'opinione pubblica e convincerla che una legge antidoping era necessaria''. Nell ambiente c'é paura, tensione: c'è chi già in Sardegna vede macchine sospette aggirarsi nei dintorni degli alberghi e non sa se sono dei corrieri del doping o di Nas e poliziotti in incognito. ''Siamo tutti sotto controllo, corridori, direttori sportivi, medici, massaggiatori: per me siamo tutti con i telefoni controllati'', è lo sfogo di un altro dottore del Giro. E immancabile ecco lo spettro di un altro blitz delle forze dell'ordine, come a Sanremo tanti anni fa. ''Una centrale del doping in Italia come in Spagna la vedo difficile ribatte un altro autorevole dottore di una squadra ProTour da noi c'è una legge antidoping e in Spagna non c era. Perché non sarà mai l antidoping sportivo a bloccare il fenomeno ma la magistratura. Ora che anche in Spagna diventa pericoloso però, si può ipotizzare che certe pratiche illecite si vadano a fare in paesi che non hanno una legge antidoping, come, esempio, l'Ungheria magari, la Romania, l Austria, e faccio solo degli esempi''. Riprenderanno allora i voli charter con 20 corridori dentro, come quelli che partivano da Pisa per la Spagna? Chiuse le frontiere con la penisola iberica? ''Ma sento dire che qualcuno va in Portogallo...'', mormora un altro stimato professionista. Perché le vie dell'emotrasfusione sono infinite, non si fermano all Abruzzo o a Valencia.
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