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08/05/2007

DOPING - Ivan Basso: «Mai usato prodotti illeciti»

Milano - martedì 8 maggio 2007 - Arriva qualche minuto prima di mezzogiorno, l'ora fissata per la conferenza stampa all'hotel Michelangelo di Milano, a due passi dalla Stazione Centrale. Ivan Basso, jeans e camicia a quadretti, è tranquillo e avanza tra i flash dei fotografi e seguito dalle telecamere fino a una delle salette del primo piano. Una saletta troppo piccola per l'attenzione mediatica della quale è oggetto da ieri, dopo la sua visita alla Procura antidoping del Coni nella quale ha ammesso di essere proprio lui il "Birillo" delle sacche di sangue conservato dal dottore Eufemiano Fuentes. Il 29enne varesino arriva puntuale. Con lui, oltre al sorriso mai perduto durante questo difficilissimo anno, l’avvocato Massimo Martelli. Proprio il legale ha preso la parola, fornendo le indispensabili premesse alla conferenza stampa. Martelli ha spiegato che quella di ieri a Roma, presso la Procura Antidoping del Coni, è stata una dichiarazione spontanea, meditata dopo l'incontro del 2 maggio.
La confessione di ieri è stata spontanea, così come la decisione di parlare oggi. I dettagli della vicenda sono sotto istruttoria. Ieri Ivan è andato in Procura già deciso a dire quanto poi ha dichiarato. Non à stato incalzato dagli inquirenti”.
Poi sul colloquio con la Procura Basso non è entrato nei dettagli, anche se l'avvocato ha spiegato che: "non si è limitato a un'ammissione di responsabilità, ma ha spiegato metodi, circostanze e tutto ciò che concerneva il rapporto con Fuentes".
Ho voluto questa conferenza stampa - incalza Basso - per evitare che si possano creare malintesi sul mio coinvolgimento nell’Operacion Puerto. Voglio mettere la parola fine a questa vicenda. Sono arrivato a questa decisione per correttezza verso i miei tifosi, gli appassionati di ciclismo, i miei colleghi e lo sport in genere. La mia famiglia ha condiviso la scelta”.
Basso racconta poi del tormento interiore che lo ha indotto alla "confessione". "Quest'ultimo è stato un anno travagliato, un travaglio più forte della gloria e dei soldi - ammette -. Ho preso questa decisione per un senso di responsabilità nei confronti dei tifosi, della famiglia, di tutto il mondo del ciclismo nazionale ed internazionale".
Basso chiede "rispetto per la sua decisione" sperando che "venga messa la parola fine a questa storia nella quale io ho solo ammesso esclusivamente le mie responsabilità. Non ho parlato in generale e non mi piace parlar male dei miei colleghi". Una posizione ferma quella di non voler coinvolgere altri sportivi e avallata dal suo legale Massimo Martelli. "Ivan è molto preoccupato del coinvolgimento di altri. Lui ha fatto solo delle ammissioni personali chiarendo tempi, modalità e circostanze e chiarendo tutti i punti oscuri del fascicolo. Poi ognuno ha fatto per se’, non si andava certo in Spagna col pullman".
Ma bastano le prime parole del varesino, da qualche giorno ex della Discovery Channel, a cambiare gli scenari delle sue stesse ammissioni. "Ho sentito parlare di pentito, di collaboratore. Si è trattato solo di un'ammissione di responsabilità nei confronti dell'accusa che mi è stata contestata: quella di tentato doping. Nella mia carriera non ho mai assunto sostante dopanti e non ho mai fatto ricorso all'autoemotrasfusione. Tutte le mie vittorie sono state ottenute in modo onesto perché si può vincere onestamente come ho fatto io nei miei 23 anni di ciclismo - ha affermato il vincitore del Giro d'Italia 2006 -. "Negli ultimi tre anni sono stato sottoposto a decine e decine di controlli a sorpresa e sono sempre stato considerato dall'Uci uno dei ciclisti modello per i valori ematici. Lo dicono i fatti e non le parole".
Basso è sempre stato pulito, dunque: “Sono iscritto da più di tre anni alla campagna antidoping del Coni, e sono stato sottoposto a controlli, anche a sorpresa, che sono sempre stati negativi. Sono considerato dall’Uci un atleta modello per il costante rispetto delle regole che mi ha contraddistinto. E non lo dico io, lo confermano i dati”.
Il varesino ha quindi chiarito la propria posizione e ribadisce: “Io non ho mai fatto uso di doping ne’ di autoemotrasfusione. E nemmeno sono mai stato accusato di questo. Ho solo peccato di debolezza, contattando il dottor Fuentes. È solo tentato doping. Nella mia carriera non ho mai assunto sostanze dopanti né fatto ricorso all'autoemotrasfusione. Sconterò la mia pena e tornerò a correre" ha detto il vincitore del Giro d'Italia 2006 che ha parlato di fronte a circa 150 tra giornalisti operatori e fotografi. "Saprò tornare a farmi volere bene, penso che il gruppo mi accetterà. Non sono mancati attestati di stima di colleghi, si può vincere onestamente come ho sempre fatto".
"Ho ritenuto giusto assumermi le mie responsabilità - ha continuato Ivan Basso in conferenza stampa - anche nei confronti della mia famiglia, che ha condiviso la mia scelta. Si è parlato di me come di un pentito, di un collaboratore. Voglio precisare che non mi è stato chiesto nulla riguardo altre persone. D'altro canto non ero a conoscenza di corridori o altri sportivi coinvolti".
Fermissimo il varesino sulle circostanze che lo hanno portato al rapporto con Fuentes: "E' stato un momento di debolezza, ma sono conscio che il tentato doping è assimilabile all'uso di doping. Una debolezza che pagherò per continuare a correre serenamente perché so che per la legge sportiva anche il tentato doping è punibile. Ma delle conseguenze di una cosa del genere ne prendi atto solo dopo. Spero che scontata la mia pena possa tornare a fare il lavoro che amo di piu". Basso ha poi chiarito che l'inizio del processo di ripensamento è piuttosto recente: risale ai giorni successivi alla rescissione del contratto con la Discovery.
Il varesino, ora senza contratto dopo aver abbandonato la Discovery Channel, non vuole parlare dei colleghi implicati: “Non mi piace fare questi discorsi. Dico solo che il ciclismo è uno degli sport con più controlli. E non penso nemmeno che avrò dei problemi a farmi accettare di nuovo dall’ambiente. Io sono stato sincero con il mondo del ciclismo e in questi giorni, come in tutto quest’anno, ho ricevuto attestati di stima dai colleghi. Mi farò voler bene di nuovo”.
Ivan non vuole affrontare l'argomento sanzioni e tanto meno l'eventuale "sconto" di pena per la sua collaborazione. "Non spetta a me erogare le sanzioni: credo che mi verrà data quella giusta. L'accetterò con la massima serenità: ho 29 anni e tutto il tempo di mettere a fuoco questa cosa. Non devo provare nessuna vergogna".
Sicuro della propria posizione e senza timori, nemmeno quando si parla della possibile revoca del successo al Giro d’Italia 2006: “No ho paura che me lo tolgano. Il tentativo di doping è punito quanto l’assunzione di sostanze dopanti. Ma io sono sempre stato pulito e ho ottenuto quel traguardo come tutti gli altri. Crescendo costantemente grazie al mio lavoro. Sin dalle giovanili sono migliorato in modo pulito. E per gli addetti ai lavori il mio trionfo al Giro non è stato una sorpresa”.
In molti hanno pensato a un isolamento di cui fu poi vittima Marco Pantani. Ma Basso confessa:”Ho pensato più volte a Marco in questo periodo. Ma non per prendere questa decisione”. La differenza c’è e sta nella famiglia. Lo si capisce in chiusura, quando Basso parla del suo futuro: “E’ presto per fare progetti. Al futuro ci penserò fra un po'. So che i tifosi credono in me, sono pronti a perdonarmi e a incitarmi di nuovo. Saprò rifarmi e riconquistarmi la fiducia. E' chiaro che ci saranno dei dubbi sulla vicenda: c'è chi mi crederà e chi no. Sono sicuro che i tifosi mi perdoneranno questa debolezza e torneranno ad incitarmi quando tornerò. Mi aspetto la giusta punizione da parte del Coni. Devo solo metabolizzare questo fatto e aspettare. Non provo vergogna, ho chiesto scusa e basta. Adesso cosa farò? Di sicuro accompagnerò mia figlia all’asilo ogni mattina e mi dedicherò alla famiglia”.

Allora coraggio Ivan!