Martedì 8 maggio 2007 - La famiglia di Marco Pantani risponde indignata al presidente della Federcicilismo Renato Di Rocco. Nella giornata di lunedì l’ammissione di colpevolezza di Ivan Basso ha sconvolto il mondo del ciclismo. Tra i tanti ad esprimere un parere a riguardo è stato anche Di Rocco, secondo il quale “Ivan ha fatto esattamente quello che tutti chiedevano a Pantani” . Non si è fatta attendere la replica dei parenti del Pirata. Attraverso un comunicato stampa, la famiglia Pantani ha affermato di provare “sdegno e dolore per le parole pronunciate dal Presidente della Federciclismo Renato Di Rocco che collega la vicenda, sportiva ed umana, di Marco Pantani a quella di Ivan Basso. La famiglia ritiene totalmente fuori luogo le sue parole, insinuanti che Marco fosse forzatamente colpevole, cosa che non è mai stata provata da nessuna delle sette procure che lo hanno indagato”. Dura, poi, la chiusura: “Forse il presidente Di Rocco dimentica di aggiungere che Marco Pantani non ammise delle colpe semplicemente perché Marco stesso riteneva di non averne. Le vicende di Pantani e Basso risultano diametralmente opposte e non accomunabili, inoltre, questo tipo di dichiarazioni non fanno altro che portare nuove sofferenze ai familiari di Marco ad oltre tre anni dalla sua scomparsa. Rimane la speranza che termini al più presto la vergognosa e perversa consuetudine che porta a citare il nome di Marco Pantani ovunque si parli di doping”. Una polemica spiacevole nell’ennesimo momento difficile, terribile del ciclismo mondiale. LA REPLICA - ''Le situazioni Basso-Pantani non sono paragonabili: Basso non è mai stato sanzionato. Mi sono espresso male: a Marco tutto il mondo del ciclismo, e non solo, avrebbe chiesto di ergersi a testimone come ha fatto Ivan, di condividere con tutti quelli che erano parimenti responsabili. Con Basso si sono create le condizioni per farlo, a Marco invece non sono state offerte. Mi scuso con la famiglia Pantani, il mio pensiero è stato interpretato male. Marco è stato un grosso talento, ci ha dato emozioni che ancora porto sulla pelle, non era mia volontà minimizzare quello che ha fatto''.
Lo ha detto Di Rocco intervenuto su Repubblica Tv per commentare la decisione di Ivan Basso di collaborare con la Procura antidoping. Di Rocco ha anche commentato l'intervento del presidente dell'Uci Pat McQuaid che ha escluso sconti di pena. ''La federazione mondiale - ha spiegato - ma anche noi, dobbiamo fare un po' meno demagogia e essere meno ipocriti. Bisogna approfittare di questa occasione per seguire un percorso molto più determinato che in passato. Le carte sono chiare, mi dispiace che il presidente McQuaid abbia detto che non esiste la possibilità di riduzione di pena, evidentemente non legge i suoi regolamenti. Per fortuna - ha aggiunto Di Rocco - ci sono degli organi superiori anche all'Uci, cioè il Tas. Dobbiamo prima attendere i documenti da parte della procura. Se dovessimo guardare le reazioni della federazione mondiale avremmo già sbagliato da tempo. Per fortuna andiamo avanti con la nostra coscienza e la nostra forza, in difesa del nostro ciclismo. |