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25/09/2007
DOPING - Scontro McQuaid-Bettini per la firma del protocollo. Dure accusa anche alla Spagna
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Stoccarda (Germania) - martedì 25 settembre 2007 - Duro attacco del presidente dell'Uci Pat McQuaid al campione del mondo uscente Paolo Bettini, colpevole, secondo il massimo dirigente del ciclismo mondiale, di non aver ancora firmato il protocollo anti-doping. “Sono veramente arrabbiato con lui: mi ha stancato - ha detto McQuaid, ricordando che l'Uci ha chiesto a tutti i corridori, prima dell'ultimo Tour, di firmare il protocollo e quindi di aderire al “manifesto del nuovo ciclismo”. Bettini però non ha ancora firmato, così il presidente dell'Uci ha deciso di prendersela con lui, criticando anche la federazione italiana. “Bettini non ha ancora firmato - ha detto McQuaid - ed io sono molto arrabbiato e mi sento preso in giro. Ad essere sincero, sono arrabbiato allo stesso modo con la federazione italiana. Sottolineo come quest'ente abbia detto che non avrebbe costretto i suoi tesserati a firmare il protocollo. Non ha fatto il necessario. Alcuni non si spiegano la situazione attuale del ciclismo ma non si rendono conto che bisogna considerare l'etica come la priorità delle priorità”. Il presidente dell'Uci ha fatto queste affermazioni a margine del a margine del Consiglio direttivo Uci in corso a Stoccarda. McQuaid ha attaccato anche la Federciclo spagnola. Questa volta le accuse puntano il dito sul sistematico utilizzo del doping nel ciclismo iberico. “Il grande problema che abbiamo con il doping viene dalla Spagna. E sembra che non ci sia nemmeno la volontà di ripulire completamente questo mondo”, taglia corto McQuaid, che non risparmia anche il Governo iberico. “In Spagna non c’è la volontà politica di debellare il problema, nonostante le conclusioni raggiunte dall’Agenzia mondiale antidoping a novembre”
BETTINI CONTRATTACCA - ”Se mi fanno questo alla vigilia di un Mondiale per destabilizzarmi sappiano che io il Mondiale a Stoccarda glielo rivinco apposta”. E' furioso Paolo Bettini, campione del mondo in carica, nella sua risposta immediata a Pat McQuaid, lo fa durante la conferenza stampa di congedo dal ritiro del lago Le Bandie sede dei prossimi mondiali di ciclocross a fine gennaio. ”Perché chiacchiera a vanvera? Forse oggi abbiamo capito chi vuole veramente male al ciclismo - ha esternato stizzito il livornese sventolando due documenti con l’assenso degli azzurri presenti e del ct Ballerini –. Lo scorso 9 luglio ho inoltrato all’Uci ed al mio team, un documento redatto con un legale (l’avvocato Guido Marangoni dello studio Reiterer di Bolzano, ndr), nel quale ho ribadito il mio impegno alla lotta al doping e la mia disponibilità a sottopormi agli esami, ma al tempo stesso ho evidenziato quello che secondo me non è accettabile (il versamento dell’intero stipendio all’Uci in caso di positività accertata, ndr) in quel nuovo documento che per noi corridori equivale ad un ricatto. Scrive Bettini in questa documento: "La richiesta della sottoscrizione della dichiarazione etica e morale elaborata dall'Uci rappresenta uno strumento di coercizione e ricatto in quanto posta quale condizione ineludibile a pena di esclusione dalle competizioni internazionali. La complessità organizzativa di una squadra professionistica, composta non solo di atleti bensì anche di personale di supporto e di medici, costituisce gi. di per sè un fattore di rischio per i ciclisti all'insaputa dei quali potrebbero essere somministrate sostanze dopanti. Il sottoscritto prende le distanze dal Caso Puerto, da ogni altro fatto di doping e dall'utilizzo di qualsiasi sostanza o metodo illegale nella competizione sportiva, garantendo per il presente, il passato e il futuro, di non essere coinvolto in alcun procedimento o evento connesso a violazione della normativa antidoping". Quindi roncara la dose: “Se avevo alcune perplessità, da oggi avrò sempre più paura di chi gestisce il ciclismo in questo modo. Da oggi non mi sento più in dovere di giustificare un bel nulla. E’ mai possibile che da luglio mi rispondano solo ora, alla vigilia del mondiale. Ma a me queste cose premeditate caricano. Il mondiale me lo vado a ripigliare anche subito”. . Bettini ha anche svelato di essere stato al centro di una presunta irreperibilità in un controllo a sorpresa della Wada mostrando una lettera indirizzata al dottor Arpino della Federazione Medici Sportivi Italiani. Di ritorno dal Giro della Germania, il 23 agosto Bettini avrebbe saltato un controllo, semplicemente perché quando un medico incaricato al controllo ha bussato alla porta dell’abitazione dei genitori a La California, nessuno ha aperto. “Semplicemente perché eravamo tutti a 500 metri – ha spiegato - all’inaugurazione della Fiera Zootecnica ed io ero ospite della Giunta comunale a mangiare carne e bere buon vino, mentre qualcuno mi aspettava invano davanti casa dalle 22 alle 22,10 salvo poi lasciarmi un foglio di block-notes neppure intestato che comunicava del mancato controllo. Ma queste vi sembrano cose serie? Eppure avevo informato l'Uci di dove fossi, con tanto di numero di telefono...quello del ds Serge Parsani”.
RISPOSTA FCI - Anche il presidente della Federazione Ciclistica Italiana ha prontamenre risposto al duro attacco di McQuaid: “Le dichiarazioni del Presidente dell’Uci sulla sua contrarietà ai comportamenti della Fci destano meraviglia. La Fci è in prima linea nella lotta al doping, ma rifugge da strumenti di facciata ed intende contrastare ogni condizionamento estemporaneo derivante da esigenze momentanee per attenersi ai principi di chiarezza nelle finalità e trasparenza nei metodi. Nella nostra comunicazione del 13 settembre 2007 si evidenziava: pur concordando sulla necessità di un impegno comune nella lotta al doping e per salvaguardare l’integrità dell’immagine delle competizioni ciclistiche, ritiene che non possano essere adottate nuove regole e nuove metodologie senza un più approfondito dibattito e senza che le stesse vengano deliberate nella più opportuna sede. Un diverso comportamento darebbe luogo ad incertezze normative senza alcun effettivo risultato. Pertanto la nostra Federazione si atterrà strettamente alle disposizioni già vigenti in materia di controllo antidoping ed in materia di prevenzione, e non sottoporrà ai propri atleti il testo della lettera predisposta dall’Uci per la sottoscrizione. C’è da aggiungere che tale modulo non è stato richiesto nei recenti Campionati del Mondo di Mountain Bike e Juniores e non si comprende la differenza. Per ultimo, quanto richiesto dal modello Uci viene già sottoscritto da ogni atleta all’atto della richiesta di licenza, oltre all’impegno di sottostare a tutte le regole antidoping , anche quelle più recenti emanate dal Coni, per gli atleti italiani non tesserati in Italia”.
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