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17/03/2008

DOPING - La Federciclo assolve, la giustizia ordinaria condanna Canazza e Rossi

Lunedì 17 marzo 2008 - Gli atleti pagano e vengono squalificati. I dirigenti se la cavano e scivolano facilmente fra le norme. E’ il logico bilancio di una vicenda che riguarda lo scambio di atleti ad un controllo antidoping, un fatto tanto più grave in quanto non riguarda il dorato mondo dei professionisti, ma quello dei giovani dilettanti: una gara del 2006, il GP Città di San Daniele.
Per lo scambio di persona nel settembre 2007 la Commissione disciplinare della Federciclismo aveva radiato l'ex corridore del Caneva Devid Garbelli, squalificato per quattro anni il suo compagno di squadra Samuel Fabbro e inibito per quattro anni il direttore sportivo Paolo Rossi.
Ma l’incaricato federale al controllo, pesantemente coinvolto, come prova la parallela indagine penale in cui Garbelli e Fabbro avevano patteggiato la pena (4 mesi), non solo non aveva avuto alcuna sanzione dalla Fci, ma addirittura era stato promosso giudice d’arrivo a tre stelle, come riportato da "Repubblica" dell’agosto scorso.
In quel frangente il presidente Di Rocco si era affrettato a dire che l’inchiesta federale non aveva rilevato alcuna responsabilità. Il tribunale di Udine (gup Paolo Milocco;pm Maria Grazia Zaina) invece, dopo la celebrazione del rito abbreviato richiesto dagli inquisiti, ha condannato ad un anno di reclusione (con sospensione della pena e riqualificando il capo di imputazione) sia Canazza che Rossi. Oltre che di sostituzione di persona, i due erano accusati anche di concorso in falsità ideologia commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Il giudice ha contestato l'induzione al falso. Un reato contestato dalle difese di Rossi (avvocati Giovanni Battista Campeis e Federico Cecconi), e di Canazza . Il quale, secondo il suo difensore l’avvocato Raimondo Cacciatore, essendo stato incaricato dal Coni non avrebbe avuto veste di pubblico ufficiale. Il reato, quindi non c’era. La vicenda fui segnalata alla Procura di Udine dalla Guardia di Finanza di Padova. Nell’inchiesta, i finanzieri avevano accertato che Garbelli non si era presentato ai controlli a fine gara. Al posto suo ci andò Fabbro che firmò con il nome del compagno. Sempre secondo l’accusa a concordare il cambio di persona sarebbe stato lo stesso ds Rossi, mentre Canazza, incaricato federale, avrebbe presentato Fabbro al controllo dicendo che si trattava di Garbelli e dettando al medico le generalità. Anche Rossi e Canazza firmarono il verbale del controllo antidoping, confermando che il prelievo era stato eseguito regolarmente. Di qui le accuse e la condanna. Ora si attende che anche la Fci si muova.
Eugenio Capodacqua - SportPro.it


DA IL GAZZETTINO di Udine del 5 marzo 2008
Uno scambio di atleti al controllo antidoping ha avuto conseguenze pesanti. E non solo dal punto di vista disciplinare. Lo scorso settembre la Commissione disciplinare della Federciclismo aveva radiato l'ex corridore del Caneva Devid Garbelli, squalificato per quattro anni il suo compagno di squadra Samuel Fabbro e inibito per quattro anni il direttore sportivo Paolo Rossi . Ieri, in Tribunale a Udine, si è chiuso il capitolo penale.
Garbelli, 26 anni, di Caneva e Fabbro, 20, di San Vito al Tagliamento, assistiti dall'avvocato Marco Simone hanno scelto di patteggiare una pena di 4 mesi (sospesa) per il reato di sostituzione di persona. Sono stati invece processati con rito abbreviato Paolo Rossi , 44 anni, di Casarsa e Giuseppe Canazza, 49, di Lendinara (Rovigo), ispettore federale alla 62. Coppa "Città di San Daniele" disputata il 3 ottobre 2006 (era stato prosciolto nell'inchiesta federale). Il gup Paolo Milocco (pm Maria Grazia Zaina) li ha condannati a un anno di reclusione concedendo la sospensione della pena e riqualificando in parte il capo di imputazione. Oltre che di sostituzione di persona, i due erano accusati anche di concorso in falsità ideologia commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici. Il giudice ha contestato l'induzione al falso.

 

Su quest'ultima fattispecie di reato hanno dato battaglia le difese di Rossi , rappresentata da Giovanni Battista Campeis e Federico Cecconi, e di Canazza, difeso dall'avvocato Raimondo Cacciatore. Al centro della sottile questione di diritto vi è la qualificazione giuridica del medico incaricato di fare i controlli antidoping. È un pubblico ufficiale o un incaricato di pubblico servizio? «Era stato incaricato dal Coni, non dal ministero della Salute, quindi era un incaricato di pubblico servizio, con tutto ciò che ne consegue - osserva l'avvocato Campeis - Il reato, quindi, non c'era».

 

La vicenda era emersa qualche giorno dopo la gara. Alla Procura di Udine fu segnalata dalla Guardia di finanza di Padova. Secondo la ricostruzione dei finanzieri, Garbelli dopo la corsa non si presentò al controllo antidoping. Al posto del sorteggiato ci andò Fabbro, che si sottopose al prelievo di urine e firmò il modulo al posto del compagno di squadra. Secondo l'accusa a concordare il cambio di persona sarebbe stato lo stesso ds Rossi , mentre Canazza, incaricato federale, avrebbe presentato Fabbro al controllo dicendo che si trattava di Garbelli e dettando al medico le generalità. Anche Rossi e Canazza firmarono il verbale del controllo antidoping, confermando che il prelievo era stato eseguito regolarmente. Di fatto un passaggio del tutto inutile. La normativa antidoping, infatti, richiede soltanto la firma del medico. Dirigenti o ispettori di gara non sono obbligati a firmare, ma possono firmare nell'eventualità siano presenti, per confermare che le modalità di prelievo si sono svolte regolarmente.
C.A.