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24/10/2008
DOPING - Allarme nel mondo dello sport: «Arriva l'Epo che uccide»
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Roma - venerdì 24 ottobre 2008 - E' una paroletta del tutto innocua e quasi insignifica: "biosimilari". Ma nasconde una grande minaccia per il mondo della sanità in generale, e per il mondo dello sport in particolare. I "biosimilari" sono una nuova categoria di biofarmaci. Ovvero: molecole di natura proteica prodotte biologicamente attraverso complesse tecniche di ingegneria genetica. Farmaci spesso salvavita, che comunque hanno un ruolo importantissimo nella lotta contro gravi patologie. Specie i tumori. Biofarmaci sono l'ormone della crescita (gh) e le eritropoietine (epo). Prodotti oggi anche come "biosimilari" o "biosimili": due delle sostanze più abusate nello sport.
"I nuovi biosimili sono pericolosi". A lanciare l'allarme è Benedetto Ronci, eminente ematologo del S. Giovanni Addolorata a Roma, uno dei massimi esperti nel settore: "L'epo, ad esempio, commercializzata alla fine degli anni Ottanta ha perso la copertura del brevetto e le aziende che la producono non hanno più l'esclusiva. Dunque altri possono produrla nella forma "biosimile" e metterla in commercio a basso costo. Il rischio, reale e attualissimo, è che per fare concorrenza a prezzi inferiori, non rispettino le complesse procedure di fabbricazione e producano sostanze pericolose e dannose per la salute".
Ma c'è di più. Epo e ormone della crescita "biosimili" e a prezzi più accessibili rappresentano una spinta ancora più forte per il già enorme mercato mondiale del doping. Il Gh, infatti è ricercatissimo, ha effetti anabolizzanti, è usatissimo per far fronte a "carichi di lavoro" pesanti e accelerare il recupero. E fino a questo momento è difficilissimo da individuare ai test. L'epo è quell'ormone che ha addirittura cambiato la faccia di tante discipline essendo capace di modificare la "cilindrata" dell'atleta, aumentando - attraverso l'iper produzione di globuli rossi - la capacità di trasportare ossigeno alle fibre muscolari. "Ma il pericolo maggiore - aggiunge Ronci - è che questi prodotti "biosimili" possono non funzionare esattamente come i biofarmaci di riferimento, e avere imprevedibili effetti collaterali". Se si considera che per produrre una sostanza a prezzo inferiore è possibile che si risparmi sulle complesse tecniche di ingegneria genetica che portano al prodotto affidabile, è facile immaginare le conseguenze e i rischi. "In Italia c'è abbastanza controllo - dice ancora Ronci - al momento c'è solo un tipo di gh "biosimilare".
Ma eritropoietine biosimilari sono disponibili in Croazia e Romania. E già da alcuni anni sono in commercio in India, Corea, Iran, Vietnam, Thailandia, Filippine, Brasile, Argentina, Venezuela". E, vista l'immancabile richiesta sportiva, già testimoniata da numerose inchieste dei Nas, è facile ipotizzare come da questi paesi si sviluppi un florido mercato nero. "Si tratta di prodotti pericolosissimi. Per esempio, in Brasile, un'analisi dell'Anvisa, (l'Agenzia Nazionale di Vigilanza Sanitaria) su 12 prodotti biosimili dell'epo, sfornati da 5 ditte farmaceutiche, oltre all'inaffidabilità derivante dall'enorme variabilità di efficacia, ha messo in evidenza in alcuni casi sostanze addirittura nocive, come le endotossine batteriche". Insomma, siamo all'epo che può uccidere? "Non è escluso, anche se in casi estremi. Comunque, una recente analisi su 47 campioni biosimili dell'eritropoietina prelevati in varie parti del mondo dice che c'è un rischio concreto di effetti collaterali nocivi e molto gravi".
Epo di quarta, quinta... decima generazione, dunque, diverse a seconda della bioteconologia usata per produrle. E lo sport che resta ancora una volta un passo indietro con test antidoping poco efficaci o inefficaci del tutto. "Le aziende, per poter commercializzare un prodotto - dice Ronci - dovrebbero contestualmente fornire standard e procedure per rintracciarlo nelle urine". Lo faranno mai? La Repubblica
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