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08/07/2009

DOPING - La Procura chiede di processare Gianni Da Ros

Milano - mercoledì 8 luglio 2009 - La Procura di Milano ha formalizzato le accuse e chiesto di processare il ciclista professionista Gianni Da Ros, 22 anni, di Fontanafredda con l’accusa di aver usato e commercializzato sostanze dopanti (ormone gh della crescita). Seppure con ruoli e responsabilità diversificati la Procura milanese ha definito le contestazioni anche per le altre persone inizialmente indagate. Si tratta di Volodymyr Bushchiyk, 41 anni; Pierangelo Colelli, 40 anni; Giovanni Paolo Facchi, 44 anni; Vito Angelo Guerrieri, 22 anni; Fabrizio Lallai, 26 anni; Davide Lucato, 28 anni, di Sacile; Stefano Marchesi, 42 anni; Fabrizio Pendesini, 36 anni; Leopoldo Romano, 36 anni; Massimo Ulderici, 23 anni; Walter Vaghi, 41 anni; e Antonio Verde, 44 anni.
La posizione di Gianni Da Ros, neoprofessionista della Liquigas, è in verità alquanto defilata. L’atleta pordenonese, consigliato dall’avvocato Maurizio Mazzarella, ha infatti chiarito la propria posizione con il pm Gianluca Prisco, dimostrando di non aver mai usato sostanze dopanti. Ha ammesso d’aver fatto una sciocchezza: «Per aiutare un amico ho chiesto ad un altro amico - ha spiegato - di acquistare una dose dell’ormone della crescita».
Lo stesso Da Ros si è autodenunciato al pm Ettore Torri della procura antidoping del Coni.
«Gianni - ha spiegato l’avvocato Mazzarella - ha commesso una stupidaggine, ma non ha mai fatto uso di doping. Un errore del quale si è assunto la responsabilità. Vuole pagare il conto per tornare a correre in bicicletta. Lo sport che ama e che è la sua ragione di vita».
«Sappiamo di andare incontro a una squalifica- ha ammesso Mazzarella-. Se fossero 4 mesi, detratto il tempo già trascorso dalla sospensione, Gianni potrebbe disputare i campionati italiani della pista in programma a Pordenone dal 27 al 30 luglio. Alla Procura del Coni abbiamo spiegato le nostre ragioni e, prima di tutto, abbiamo depositatoi certificati medici ufficiali che comprovano la mancata assunzione di sostanze dopanti».
E il rapporto con la Liquigas? «Viene di conseguenza all’esito delle inchieste. Speriamo di risolvere presto la situazione. La rescissione contrattuale è un’ipotesi, le richieste da altre società non mancano».