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27/08/2009

DOPING - Fanini: «Dal procuratore solo se verranno anche Di Rocco e Petrucci»n

Lucca - giovedì 27 agosto 2009 - Convocato alla Procura del Coni dopo le ultime dichiarazioni in materia di doping, Ivano Fanini non perde l’occasione per continuare la sua crociata. Ecco il suo pensiero, con una precisa proposta, trasmesso dall’ufficio stampa e che pubblichiamo integralmente.

Sono fortemente meravigliato di apprendere solo a mezzo stampa che la Fci. tramite il suo procuratore, avv. Gianluca Santilli mi abbia convocato presso i propri uffici il prossimo 4 settembre alle 11. Infatti al momento non ho ricevuto alcuna comunicazione ufficiale. Sono oltre 10 anni che non ho più niente a che fare con la federazione italiana a causa delle mie posizioni e denunce contro il doping.
Ho subìto ingenti danni proprio da Fci e Lega Ciclismo a seguito della mia denuncia sul blitz dei Nas nel 1996 a Brindisi durante il Giro d’Italia, fatto saltare grazie alla complicità di dirigenti del ciclismo. Allora la carovana della corsa stava rientrando dalla Grecia in nave. Se fosse andato a segno quel blitz, tutto il gruppo, compreso i miei, sarebbe stato colto con le mani nel sacco.
Da allora sono stato isolato, oltre che danneggiato dalla federazione italiana e pertanto non ho più voluto averci niente a che fare, affiliando all’estero la mia squadra professionistica.
Solo il vivaio composto da un centinaio di giovanissimi e dilettanti è affiliato in Italia e porta il mio marchio, pur essendo diretto da altri gruppi sportivi.
Quando la stampa o le procure mi chiedono spiegazioni non mi tiro mai indietro perché sono convinto che ciò serva a togliere il marcio nell’ambiente che è ancora tanto.
Ho sempre collaborato con entusiasmo con le magistrature, le forze dell’ordine come Nas e Guardia di Finanza e grazie a loro sono stati fatti passi da gigante nella lotta e grazie a loro molti “campioni” sono stati fermati.
Ma non posso accettare di andare a perdere un giorno di tempo per conferire con persone che fino ad oggi non hanno fatto poco e niente contro il doping.
Ieri ho lasciato un messaggio sul cellulare del presidente Di Rocco per avere un incontro in modo da vedere se prendeva in considerazione la mia proposta di selezionare ai mondiali solo atleti sui quali non c’è mai stato dubbio o sospetto di doping, come ha fatto la nazionale di atletica ai recenti mondiali di Berlino. Non avendo ricevuto risposta, stamani ho ritelefonato a Di Rocco che mi ha risposto; ma alle mie incalzanti proposte e provocazioni, si è sentito talmente in difficoltà da buttarmi giù il telefono.
Già nel ’96 Di Rocco era un pezzo grosso del Coni e prima ancora era segretario generale della Fci e sappiamo come in quegli anni molti atleti del giro azzurro andassero da Conconi finanziati dallo stesso Coni, cioè dagli stessi dirigenti che dicevano di combattere il doping.
Proprio dal Coni partì la soffiata che fece saltare il blitz dei Nas di Brindisi, che sarebbe stata la più grande retata contro il doping nella storia del ciclismo e che avrebbe potuto far rinascere già 10 anni fa il ciclismo con gli ideali veri dello sport e con leggi che portano alla radiazione sia gli atleti colpevoli che coloro che li circondano.
Vorrei dire al procuratore federale della Fci che sono pronto ad accettare il suo invito anche domani, ma solo a condizione che siano presenti anche il presidente del Coni, Petrucci e Di Rocco. Dirò loro alcune cose per cui dovranno prendere – se davvero vogliono combattere il doping – decisioni assolute e allora sì che ai prossimi mondiali di Mendrisio la maglia azzurra sarà vestita da atleti senza il minimo sospetto addosso. Ciò non significa che siano puliti al 100% perché oggi è difficile trovare simili atleti ma almeno non sono stati beccati per loro fortuna o perché non avranno abusato. Abbiamo già vinto anche troppo e da ora in poi è meglio avere meno medaglie e non curarsi troppo delle poltrone che sono di passaggio ma piuttosto pensare alla salute degli atleti ed alla rinascita del ciclismo.
Questo sarà una bella dimostrazione della volontà di cambiare e soprattutto a tutti i giovani che arrivano a 18 anni in modo pulito e poi se vogliono andare avanti si devono per forza adeguare. Se non si farà così, presto sarà la fine.