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27/07/2010
DOPING - Armstrong citato in giudizio da uno sponsor. Gimondi lo difende
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Los Angeles (Stati Uniti) - martedì 27 luglio 2010 - Ancora guai per Lance Armstrong. Pochi giorni dopo essere stato spodestato definitivamente dal trono del Tour de France, il ciclista più famoso d'America dovrà difendersi per la prima volta davanti un giudice dall'accusa di doping. La Corte di Los Angeles, racconta con grande evidenza il Wall Street Journal, ha acquisito le carte e valuterà tutte le prove e le tante testimonianze emerse contro di lui, nelle ultime settimane, da diversi suoi ex compagni di squadra. A guidare l'accusa, Jeffrey Tillotson, l'avvocato che rappresenta gli interessi di una compagnia di sponsorizzazioni, la Sca Promotions Inc che in passato strinse un contratto con il campione americano. Va sottolineato che sinora Armstrong si è sempre dichiarato innocente e non è mai stato formalmente inquisito. In più, nel sistema giudiziario americano, sottolinea il Wall Street Journal, utilizzare sostanze, o anche seguire pratiche che in qualche modo migliorano le prestazioni sportive generalmente non è considerato un reato. Stavolta però la questione è diversa. In gioco, più che i principi della lealtà sportiva, ci sono tanti, tantissimi soldi. Se la Corte riuscirà a provare l'uso di doping, Armstrong potrebbe essere condannato per frode ai danni degli sponsor, visto che una clausola del contratto prevedeva che non avrebbe assunto mai sostanze proibite o comunque in grado di migliorare le sue prestazioni. Le indagini federali hanno avuto spunto la primavera scorsa, quando l'ex ciclista, Floyd Landis, ha formalizzato le sue accuse contro Lance, suo ex compagno di squadra, la Us Postal Service. Testimonianze che si sono incrociate con la disputa legale portata avanti, sin dal 2004, dalla Sca Promotions. All'epoca la compagnia si rifiutò di pagare al ciclista, sette volte trionfatore di Parigi, ben 5 milioni di dollari come premio per le sue vittorie, citando le continue accuse di doping. Ovviamente Armstrong e la sua squadra hanno denunciato la Sca per il mancato pagamento. Ma nelle ultime settimane le testimonianze contro di lui si stanno moltiplicando. C'è un altro suo ex compagno, Stephen Swart, che ha raccontato agli inquirenti che durante una corsa nel 1995, Armstrong gli aveva confessato che stava cominciando a prendere Epo, una sostanza assolutamente proibita. Un altro corridore, Frankie Andru, ha detto di aver ascoltato Armostrong nel 1996 confessare l'assunzione di doping nel corso di una visita medica. Tutti colloqui che Armstrong ha sempre smentito. A questo punto l'ultima parola tocca alla Corte di Los Angeles. Bryan Daly, l'avvocato scelto da Armstrong, ostenta tranquillità, ricordando come il suo assistito abbia sempre superato tutti i test anti-doping. «I dati oggettivi, le prove riscontrabili e credibili dicono che Lance non ha mai mentito. Tutto il resto sono chiacchiere».
GIMONDI - «Il nocciolo della questione è se le prove per accusare Armstrong ci siano oppure no. Dopo un Giro pulito, un Tour trasparente, è il momento di smetterla di gettare fango sul ciclismo, uno sport duro e vero»: è amareggiato Felice Gimondi (uno dei cinque corridori ad aver vinto la tripla corona, cioè ad aver vinto tutte e tre le grandi corse a tappe: Tour de France, Giro d'Italia e Vuelta), dopo aver saputo delle nuove accuse di doping contro Lance Armstrong. «Per dimostrare un'accusa - sottolinea Gimondi – occorre fornire prove adeguate perché le testimonianze da sole non bastano. Poi, personalmente, penso che quando un campione si ritira dalle competizioni, debba mantenere ferma la sua decisione. Schumacher, ad esempio, non sta brillando. È una cosa ovvia: un campione, man mano che l'età avanza, si esaurisce da un punto di vista atletico. Ciò detto, Armstrong, ha dovuto affrontare qualcosa come cento controlli in nove Tour e a nessuno è risultato positivo. Fornissero quindi le prove».
MOSER - «Forse Armstrong ha sbagliato a tornare in gara perché si è messo sotto tiro, diventando un bersaglio. Però, penso sia arrivato il momento di lasciarlo in pace»: Francesco Moser, grande campione degli anni '70-'80, non affonda il colpo contro Lance Armstrong. «È una storia vecchia - spiega Moser - ed è inutile ripescarla continuamente. Quello che non capisco è perche Armstrong abbia voluto a tutti costi ricominciare. Ho dei dubbi sulla motivazione economica. Francamente non so dare delle risposte. Se fosse rimasto fermo, la cosa sarebbe stata archiviata».
CHIAPPUCCI - «È sempre stato nel mirino dell'antidoping in Francia per i Tour che ha vinto, credo che sarà una vicenda lunga e difficile, anche per l'accusa che deve dimostrare il suo coinvolgimento». A parlare di Lance Armstrong è l'ex campione varesino Claudio Chiappucci. «Credo che in questa vicenda - ha detto El Diablo - ci sia anche l'invidia per un campione a fine carriera da parte di ex compagni che hanno tirato fuori il meglio per aiutarlo a vincere». Detto che il ciclismo paga i tanti casi di doping proprio per la volontà di far pulizia, Chiappucci dice la sua anche su Alessandro Petacchi, che domani dovrebbe presentarsi davanti al pm di Padova per chiarire la sua posizione in merito ad un presunto utilizzo di sostanze illecite: «È brutto che rischi una radiazione in questo modo a fine carriera. Però non sempre le accuse sono fondate: dopo essere stato il migliore degli italiani al Tour vincendo la maglia verde, si difenderà e ne uscirà bene».
BETTINI - «I tempi della giustizia in America sono rapidi e, quindi, spero che sul caso di Lance sia fatta subito chiarezza, si arrivi alla verità, lasciando da parte illazioni e sospetti»: è il pensiero del commissario tecnico azzurro Paolo Bettini sulle nuove accuse di doping rivolte ad Armstrong. «È da tempo - aggiunge - che vengono lanciate accuse ad Armstrong e penso sia tempo di fare chiarezza». Ha sbagliato a tornare in pista? «Sono scelte personali - risponde Bettini - ma credo che ogni atleta debba sapere quale sia il momento adatto per smettere. Se poi si ritorna in pista, è chiaro che ci si mette in discussione. Io, ad esempio, non riesco neanche a guardarla la bici. Ho preso la mia decisione e non torno indietro».
FONDRIEST - «Quello che succederà in futuro non lo so ma certamente non verrà messa in discussione la sua carriera. Maurizio Fondriest parla così di Lance Armstrong, citato a giudizio dalla Corte Federale di Los Angeles -. Prendete Ivan Basso che è un corridore nel vero senso della parola. I veri campioni hanno avuto più problemi con il doping ematico che senza. Per questo dico che chi continua a vincere anche dopo è un corridore vero». Fondriest commenta anche la vittoria del Tour di Alberto Contador: «È l'uomo da battere? Tra gli scalatori è il più completo. Gli altri hanno qualcosa meno a cronometro. Pur non avendo una condizione eccezionale ha dimostrato di saper gestire e vincere il tour. Sicuramente lottera per altri successi anche in futuro».
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