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23/09/2010

DOPING - Caso Lazzaro: Coni, Fci e ordine dei farmacisti si costituiscono parte civile

Este (Padova) - giovedì 23 settembre 2010 - Coni, Federciclismo e Ordine dei Farmacisti: anche loro contro Enrico Lazzaro, il medico sportivo aponense finito nell’occhio del ciclone con l’accusa di doping. Ieri mattina, in Tribunale ad Este, il giudice Linda Arata ha accolto le richieste dei tre enti a costituirsi parte civile nei confronti del medico che avrebbe somministrato farmaci dopanti a giovani ciclisti e atleti padovani. Ieri, da Roma, è arrivato il legale rappresentante del comitato olimpico italiano, l’avvocato Guido Valori, attuale presidente della Commissione tesseramenti della Figc. Il Coni ha chiesto al medico un indennizzo di un milione di euro, presentando una relazione dettagliata. La Federciclismo era invece rappresentata dall’avvocato Cristiana Calabrese, mentre l’Ordine dei Farmacisti di Padova si è affidato al legale Giovanni Chiello, già presidente dell’Ordine degli Avvocati padovani.
Il medico, che risiede ad Abano e ha lo studio a Montegrotto, è accusato di aver sottoposto alcuni atleti all’ozonoterapia con emotrasfusione, allo scopo di migliorare le loro prestazioni agonistiche. Il giudice Arata ha poi rigettato la richiesta dell’avvocato Patrizia De Natale (legale di Lazzaro) di assumere come prove i tabulati e le mappature delle celle telefoniche dei telefoni mobili del medico aponense e di Natalino Moletta (riferiti al giorno 14 maggio di due anni fa), che nel 2008 ricevette una fiala di Lutrelef per il figlio. Ma è stata rigettata anche la richiesta di assumere le impronte digitali della stessa fialetta consegnata a Moletta. Il processo, ora, continuerà con l’udienza fissata per il prossimo 9 novembre, quando la dottoressa Nicoletta Cavazzana riceverà l’incarico di trascrizione delle intercettazioni audio-visive: una di queste documenterebbe la cessione della sostanza dopante ad una giovane nuotatrice padovana (di 15 anni) dell Team Nuoto Padova, indagata con i genitori per concorso nello stesso reato.
Dall’8 febbraio al 5 aprile (nel giro di cinque udienze) saranno invece ascoltati i 45 testimoni sia della difesa che di parte civile. Tra questi, ci sono anche i consulenti Ronci, D’Ottario e Ferrara.
Il 3 maggio, infine, sarà quindi la volta della discussione in aula e a breve distanza dovrebbe arrivare la sentenza per «chiudere», intanto, il primo grado di giudizio su questa vicenda.
(Il Mattino di Padova)

Colpo di scena al processo antidoping in corso nel tribunale di Este. Nell'udienza di ieri il giudice monocratico Linda Arata ha accettato la costituzione in parte civile dell'Ordine dei farmacisti, del Coni e della Federazione ciclistica italiana. Sul banco degli imputati il medico Enrico Lazzaro, accusato di aver somministrato e consigliato farmaci dopanti vietati a ciclisti ed atleti. Gli sportivi, molti dei quali dilettanti, si sarebbero rivolti al medico aponense per poter migliorare le proprie prestazioni in gara.
La difesa ha tentato di escludere le costituzioni di parte civile ed ora l'innesto di questi nuovi attori nel faldone processuale rischia di rendere ancora più pesante la posizione di Lazzaro. Il comitato olimpico nazionale è rappresentato dall'avvocato Guido Valori, mentre la federazione ciclistica si avvale della difesa di Cristina Calabrese. Ieri l'accusato non è stato sentito, come pure gli altri testimoni della lunga ed intricata vicenda. Ma la prossima udienza è in programma già il 9 di novembre. In quella data verrà conferito l'incarico di trascrizione delle intercettazioni ambientali effettuate a carico del medico, dalle quali potrebbero emergere altri elementi validi per il procedimento penale.
Per quanto riguarda invece i testimoni l'appuntamento è stato rimandato a febbraio dell'anno prossimo. Il pubblico ministero padovano Benedetto Roberti, titolare dell'inchiesta, e i vari avvocati di parte dovranno sentire ben 45 persone e le udienze si protrarranno probabilmente per più di un mese. Il medico è stato citato a giudizio assieme ad alcuni pazienti.
Si tratta di tre ciclisti, tutti padovani, che avrebbero assunto le sostanze dopanti fra il 2008 ed il 2009, violando il codice dell'agenzia mondiale antidoping. Nella vicenda è implicata anche la famiglia di una giovanissima nuotatrice padovana. La ragazzina, minorenne, sarebbe stata sottoposta alla pratica dell'ozonoterapia. Il sistema consiste nel prelevare il sangue del paziente e di reimmetterlo nell'organismo dopo averlo «migliorato» con farmaci ed ossigeno. (ferdinando garavello - Il Gazzettino di Padova)