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18/03/2011
DOPING - Sinkewitz ancora positivo: ormone della crescita
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Venerdì 18 marzo 2011 - L'Unione ciclistica internazionale ha annunciato la nuova sospensione di Patrik Sinkewitz in seguito alla positività ad un controllo antidoping effettuato dall’agenzia nazionale svizzera la mattina del 27 febbraio al Gp di Lugano. Questa volta il 30enne tedesco è stato trovato positivo agli ormoni della crescita (Gh). Sinkewitz era già stato trovato positivo nel 2007 al testosterone quando militava alla TMobile. Aveva confessato - solo per convenienza, come tutti - e così aveva beneficiato dello sconto di pena restando fermo un solo anno. Nella passata stagione era rientrato con la Psk prima di trovare dignitosa collocazione al team Continental Isd-Neri di Scinto e Citracca. Dopo la sospensione aveva ottenuto due successi: il Giro di Sassonia 2009 e il Giro di Romagna 2010. "Si tratta della prima sospensione pronunciata sulla base di test specifici per l'ormone della crescita nel ciclismo e uno dei primi casi nello sport in genere", ha sottolineato la federazione internazionale inquadrando questo risultato "molto importante" nella lotta contro il doping nel ciclismo. Il primo controllo positivo all’ormone della crescita risale alla fine del 2009. Riguardava l'ex nazionale inglese di rugby a XIII Terry Newton, deceduto successivamente all'età di 31 anni, probabilmente dopo un suicidio. Sinkewitz è stato provvisoriamente sospeso in attesa di essere ascoltato dalla federazione tedesca e che gli organi disciplinari della (Bdr) si esprimono. L'atleta ha il diritto di chiedere le controanalisi dopo l'esito dei primi esami eseguiti dal laboratorio di Losanna. Per la nuova violazione rischia come minimo la radiazione. In una nota la Farnese-Neri fa sapere che “la società, oggettivamente non responsabile per l'accaduto, si associa con solida motivazione alla immediata sospensione effettuata dall'Uci, grazie alla quale il team è sollevato da questa formalità. Il team, che da sempre persegue una ferrea linea di lotta al doping votata alla pulizia, al controllo e al perseguimento delle regole, aspetterà le controanalisi per decidere in merito, pronta a licenziare in tronco l'atleta in caso di conferma della positività. Il team altresì sottolinea la necessità (e lancia un invito esplicito all'Uci) a prevedere pene più severe e incisive sopratutto per i casi di doping derivanti dall'uso di sostanze “pesanti”, come questo”.
(m.bol.) Chissà chi sarà il prossimo presunto furbone “riabilitato” a ricadere nuovamente nei tentacoli del doping. Per la lotta a questo cancro dello sport è stato fatto l’impossibile nel ciclismo. Tanto che il ritornello è ormai sempre lo stesso da anni: le positività abbondano nel ciclismo perché è lo sport più controllato. Bravi ma ci sarà un perché! I corridori hanno subìto e accettano di tutto in maniera supina, senza reagire, in barba al diritto del lavoro. Ma nulla è cambiato. Si, forse qualcuno ha interrotto per un periodo le pratiche illecite, ma presto le riprenderà. Perché senza, principalmente a livello psicologico, non ci può stare. E allora cosa aspettano i padroni del ciclismo mondiale ad introdurre la radiazione per questi squallidi, inutili, personaggi già alla prima conclamata positività. Ora più di prima servono provvedimenti e pene esemplari. Soprattutto multe anche per quei club e team manager che danno la possibilità a questi irresponsabili di tornare in sella. Ma attenzione, chi bara nello sport, lo farà anche nella vita!
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