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08/06/2011
PROF - Ancora guai per Rebellin: tasse evase e doping. Verso il rinvio a giudizio
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Padova - mercoledì 8 giugno 2011 - Gli uomini della Guardia di Finanza di Roma lo andavano a chiedere al fruttivendolo di Galliera Veneta, ai cassieri del supermercato e al postino. Dove abita il ciclista Davide Rebellin? E tutti rispondevano: qui in paese. Sì, perchè lo servivano nei negozi e lo vedevano partire ogni mattina da casa in bici per gli allenamenti. E il postino gli portava tutti i giorni la corrispondenza. Che ci faceva tutti i giorni Rebellin a Galliera Veneta dal momento che risiede nel Principato di Monaco in 39 Bd Des Moulins Bis? Per l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero Benedetto Roberti, la residenza di Montecarlo del ciclista serviva solo per non pagare le tasse al Fisco italiano, almeno dal 2002 al 2007. In quegli anni Rebellin avrebbe evaso quasi tre milioni di euro. E poi c’è la storia di quella famosa medaglia d’argento che Rebellin ha vinto alle XXXIX Olimpiadi di Pechino del 2008. Medaglia che ha dovuto restituire al Tribunale internazionale di Losanna per doping. E la cosa gli costò anche una squalifica di due anni, terminata solo l’aprile scorso. Ebbene, secondo l’accusa, il ciclista si sarebbe dopato a Galliera Veneta nel periodo precedente all’agosto 2008, quando si classificò secondo alla corsa olimpionica in linea di ciclismo su strada. È conclusa l’inchiesta a carico di Davide Rebellin, che compirà quarant’anni il prossimo 9 agosto. Il pubblico ministero sta per chiedere il rinvio a giudizio del ciclista, difeso dagli avvocati Federico Cecconi di Milano e Fabio Pavone di Castelfranco Veneto, sia per l’evasione fiscale, sia per doping. Gli investigatori della Guardia di Finanza di Roma stavano indagando il ciclista veneto per il doping delle Olimpiadi quando scoprirono che l’atleta, che risiede a Montecarlo, viveva tranquillamente a Galliera Veneta. A parte il fruttivendolo, il fornaio, i cassieri del supermercato, che lo vedevano sempre in paese, anche il postino raccontò agli investigatori che consegnava puntualmente la posta al campione. Comprese le comunicazioni della sua squadra di allora, la tedesca Gerolsteiner. Insomma, se la sua squadra comunicava con lui a Galliera, dice l’accusa, vuol dire che risiedeva lì e non a Montecarlo. E gli inquirenti sono convinti che il campione sia sia dopato proprio a "casa sua" nel padovano prima di partire per le Olimpiadi di Pechino. Lino Lava (Il Gazzettino di Padova)
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