Nanterre (Fra) - lunedì 6 novembre 2006 - La routine delle pratiche di doping nel ciclismo professionistico è stata ricostruita oggi a Nanterre all'apertura del processo di dieci persone coinvolte nel dossier che riguarda la Cofidis. Durante l’interrogatorio dell’ex storico massaggiatore del team francese, Boguslaw Madejak soprannominato “Bob”, 51 anni di origine polacca, è emerso che l’uomo si faceva inviare per posta proprio dalla Polonia i prodotti dopanti contenuti in vasi di maionese o di formaggio bianco. Secondo l’accusa avrebbe fatto arrivare a loro spese una trentina di giovani corridori connazionali in Francia con la promessa di un contratto sicuro tra i professionisti. E per ottenerlo li induceva in seguito a doparsi. La strategia è emersa da colloqui telefonici intercettati. Il massaggiatore prendeva in seguito una percentuale sui guadagni degli atleti. "A questi giovani che presentava come vostri figli, facevate prendere loro prodotti che portano alla distruzione fisica, alla pazzia e alla morte. Cosa dovete dire?" ha chiesto a Boguslaw Madejak il presidente della 12. Camera del tribunale di Nanterre, Ghislaine Polge. Quest'ultimo, rimasto senza voce alla sbarra, a monosillabi ha negato le accuse a suo carico, dicendo di "non di avere mai pensato" ai rischi sanitari. “Sino alla fine della seconda guerra mondiale, i ciclisti avevano una speranza di vita superiore a quella del francese medio - ha incalzato il magistrato - e questa tendenza si è invertito a partire dal 1945". Nell'affare Cofidis, "oltre al fatto che c'è molto imbroglio, c'è anche un vero problema di sanità pubblica” ha insistito. Gli investigatori hanno scoperto che nel 2003, la Cofidis aveva ufficialmente speso 37mila euro in medicine. "ci si domanda allora che questi corridori devono essere seriamente malati per spendere altrettanto in medicine", ragionava Polge. L'ex medico della Cofidis, Jean-Jacques Menuet, ha affermato durante l'indagine avere scoperto corridori sottoposti a "diverse addizioni medicali ed extra sportive", che portano a "cultura dell'iniezione, assunzione di sonnifreri, alcoolismo massiccio e condotte sessuali devianti", a tal punto che egli ha dovuto "fare appello ad un medico psichiatrico". Marek Rutkiewicz (25 anni) e Daniel Majewski (24 anni), i due corridori polacchi che Madejak ha fatto “assumere” dalla Cofidis, non si sono presentati al processo denunciando problemi finanziari. Sono stati rappresentati dagli avvocati. Secondo le loro deposizioni, lette dal tribunale, Madejak li induceva a doparsi dicendo loro: "il fine giustifica i mezzi". Portava loro all'occasione i prodotti presentandoli come "vitamine più forti". L'elenco dei prodotti vietati che avrebbe utilizzato è così lungo che un'udienza intera sarà dedicata loro mercoledì. Madejak era pagato come massaggiatore 1.860 euro netti al mese da parte di Cofidis. I corridori polacchi percepivano tra 2.000 e 3.000 euro. Marek Rutkiewicz è stato licenziato per insufficienza di risultati. LA DIFESA ATTACCA LA FFC - Alcuni avvocati degli imputati - sette corridori, un massaggiatore, un direttore sportivo ed un farmacista - hanno iniziato la loro strategia difensiva rigettando la costituzione di parte civile di Federciclo francese (FFC) e Cofidis. “Hanno - dicono - chiuso gli occhi su pratiche inevitabili per praticare questo sport”. Gli avvocati ritengono che sia difficile presentarsi come vittime quando "non si è fattio nulla per porre fine alle infrazioni". Oltre a Boguslaw Madejak e i due corridori polacchi, sono finiti a giudizio i corridori francesi Philippe Gaumont, Robert Sassone e Médéric Clain, il britannico David Millar e l’italiano Massimiliano Lelli, il farmacista Pierre Benyamin ed il direttore sportivo russo Oleg Kozlitine. L’avvocato di David Millar ha detto che già nel 2004 l’atleta aveva confessato di aver preso l’Epo nelle stagioni 2001 e 2003. Millar è ritornato al ciclismo dopo due anni di squalifica. L'ex-corridore Robert Sassone, di cui l'udienza è iniziata in serata, ha certificato che il doping riguardava "quasi tutti i corridori del gruppo, a parte alcune eccezioni ".
I dieci imputati, accusati per "acquisto, detenzione e trasporto di sostanze tossiche, incitamento e facilitazione all’uso di prodotti dopanti", rischiano fino a 5 anni di prigione e 75mila euro d'ammenda. Il processo, che riguarda fatti dal 2001 al 2003, si svolge mentre gli scandali di doping si moltiplicano nel mondo del ciclismo, in particolare nell’ultima edizione del Tour de France 2006, segnato dalla positività al testosterone del vincitore, l'americano Floyd Landis e la bufera sollevata dall’Operacion Puerto. |