Giovedì 12 ottobre 2006 - Dall'altare alla polvere. Dalla vittoria al Giro d'Italia all'esclusione dal Tour de France con l'accusa di doping. Ora però per il campione varesino, Ivan Basso, è finito l'incubo a 105 giorni dall'inizio della vicenda. In queste ore il corridore varesino è a colloquio con il suo manager Bjarne Riis della Csc per verificare le condizioni di una sua partecipazione al Giro di Lombardia che si corre sabato. Tutto era cominciato alla fine di giugno con le indiscrezioni sull'inserimento del nome di Ivan Basso, insieme all'altro campione tedesco Jan Ullrich, nella lista dei 58 ciclisti clienti del dottor Fuentes, capo della centrale di doping ematico scoperta a maggio in Spagna. Si trattava dell'Operazione Puerto che condusse all'arresto del medico. Subito dopo nove corridori tra cui anche Basso ed Ulrich furono esclusi dal 93. Tour de France alla vigilia del via a Strasburgo. L'inchiesta condotta dall'Unità Operativa della Guardia Civil è partita a febbraio, ma ha raggiunto effetti dirompenti a fine maggio, sollevando il velo sullo scandalo doping spagnolo legato al team Liberty Seguros di Manolo Saiz e sulle pratiche sospette (autoemotrasfusione, vietata dai regolamenti internazionali e classificata come doping) del medico Eufemiano Fuentes. Ecco le principali tappe della vicenda Basso. - 29 giugno: secondo la radio privata spagnola Cadena Ser i nomi di Jan Ullrich e Ivan Basso apparirebbero nel dossier dell'istruttoria giudiziaria sulla rete spagnola del doping; - 30 giugno: alla vigilia della partenza del Tour de France Basso viene escluso dalla corsa; - 26 luglio: «Alla fine sarà una grande bufala». Così il presidente della Federazione ciclistica italiana, Renato Di Rocco, definisce l'inchiesta 'Puerto' della Guardia Civile di Madrid e prende le difese di Basso; - 17 agosto: i nomi di sette ciclisti, fra i quali Ivan Basso e Ian Ullrich (quest'ultimo scritto con una sola elle), compaiono in un fax scritto a mano ed inviato da Eufemiano Fuentes, il medico al centro dell'inchiesta condotta dalla polizia spagnola su un giro di doping. Lo rivela il giornale tedesco Deutsche Zeitung. - 29 agosto: Basso viene interrogato dalla Procura antidoping del Coni. L'Uci annuncia «nuovi elementi sui ciclisti coinvolti nell'inchiesta Operacion Puerto»; - 23 settembre: è scontro sull'antidoping tra l'Unione ciclistica internazionale (Uci) e la Wada, l'Agenzia internazionale deputata ai controlli sull'uso delle sostanze proibite. Si torna a parlare del test del Dna. - 9 ottobre: il Tribunale di Madrid sconfessa l'Uci. L' operazione antidoping denominata 'Puerto' doveva restare in Spagna, mentre l'Unione ciclistica internazione (Uci) non era autorizzata all'utilizzo di documenti relativi all'inchiesta. La sentenza è stata depositata questa mattina dall'avvocato Franco Cosenza e conclude una vicenda paradossale e assurda sia nella gestione sia nel merito dei motivi addotti per condannare agli «arresti domiciliari» il ventottenne varesino della Csc. Ora bisognerà riflettere sulle responsabilità e rimettere ordine a una materia così delicata come la lotta al doping, che non può essere lasciata a interpretazioni soggettive e di parte, ma va ricondotta nell'alveo del diritto e delle normative vigenti in campo sportivo. DI ROCCO – C'è grande soddisfazione in Federciclismo. Il presidente Renato Di Rocco ha infatti spiegato che la Procura: «Ha operato con meticolosità ed assoluta autonomia. Per noi era importante la difesa della dignità degli atleti, serietà e rigore - ha insistito Di Rocco - ma rifiuto di ogni demagogia, rispetto della persona e delle regole, senza il quale non c'è vera giustizia». ASSOCORRIDORI - «Ora che il Coni ha archiviato la sua posizione, chi risarcirà Ivan Basso per i mesi di stop forzato dalle gare?»: Amedeo Colombo, presidente dell'Associazione corridori professionisti (ACCPI), punta su questo interrogativo dopo la momentanea conclusione della vicenda del leader della CSC. «Dopo lunghe settimane di sospetti, un lampo di gioia accomuna ad Ivan tutti noi dell'Assocorridori e ritengo, più in generale, tutti coloro che appartengono al mondo del ciclismo - afferma Colombo -. La gioia, però, non può cancellare la rabbia per l'immenso danno subito da Ivan e, con lui, dall'intero movimento. Chi risarcirà Basso ed il ciclismo per i devastanti effetti causati da quella che oggi, a ragion veduta, possiamo considerare un'ondata di fango del tutto gratuita?».
Poche righe su un tema delicato che l'intervento odierno della Federciclismo spagnola presso le autorità giudiziarie iberiche, per consentire di irrogare sanzioni sportive anche in attesa della conclusione dell'operazione antidoping Puerto, potrebbe rendere ancora più complesso nei prossimi mesi in attesa di stabilire eventuali responsabilità per la mancata partecipazione degli atleti alle gare. |