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09/10/2006

DOPING - Operacion Puerto: dal giudice stop alle federazioni. Inutilizzabili i documenti per procedere contro i ciclisti. Parla Di Rocco

Madrid (Spagna) - lunedì 9 ottobre 2006 - La Procura di Madrid che dirige le indagini della Operacion Puerto, l'inchiesta antidoping in corso in Spagna, ha proibito alle federciclismo spagnola ed internazionale di  utilizzare i documenti del caso per procedere contro i ciclisti coinvolti.
L'inchiesta, condotta dal Giudice Carmelo Jimenez dovrebbe  protrarsi almeno fino alla metà del 2007 e fino a quel momento le  federazioni non potranno nemmeno determinare sanzioni contro gli  atleti. Era stato lo stesso giudice, però, ad inviare i documenti alle  federazioni spagnola, svizzera (alla quale appartiene Jan Ullrich), colombiana (Santiago Botero) ed italiana (Ivan Basso). I ciclisti coinvolti sono già stati sospesi dalle rispettive federazioni, ma adesso i provvedimenti potrebbero essere annullati.
PARLA DI ROCCO - L'operazione antidoping Puerto doveva restare in Spagna, mentre l'Unione ciclistica internazione (Uci) non era autorizzata all'utilizzo di documenti relativi all'inchiesta.
Ne è convinto il presidente della Federazione ciclistica italiana, Renato Di Rocco, che spiega il senso del documento emesso dal Tribunale di Madrid secondo cui all'Uci viene «negata la costituzione negli attuali procedimenti in quanto non accredita alcun interesse e danno derivati dal presente procedimento».
«Tutto quello che è materiale dell'inchiesta - spiega Di Rocco - è proprietà loro e basta e non può essere utilizzato per un altro procedimento».
«L'obiettivo - aggiunge il presidente della Federciclismo - è che l'inchiesta rimanga in Spagna e rimanga riservata perché ci sono più situazione. Corridori spagnoli hanno denunciato la federazione perché aveva diffuso documenti senza nessuna autorizzazione. L'Uci ha diffuso documenti soggetti a riservatezza, quindi tutti i documenti diffusi dall'Uci prima del 7 luglio sono falsi nel senso che non erano autorizzati. Per cui c'è confusione a tutti i livelli».
«Io spero - continua Di Rocco - che questo documento aiuti a far luce alla procura del Coni in modo che si chiuda questa vicenda assurda. L'avevamo detto in tempi non sospetti che sicuramente c'era un pò troppa confusione e si sta rivelando tutto quanto».
A proposito di Ivan Basso escluso dal Tour de France perché coinvolto nell'inchiesta il presidente della Federeciclismo afferma: «Io credo che Basso ha messo la procura del Coni nella migliore maniera. Ha fornito tutti gli elementi che gli sono stati richiesti. Ha dato da quello che risulta a me addirittura la disponibilità a fare la prova del Dna qualora la Guardia Civile chiedesse condizioni di certezza. Per cui credo che dal primo giorno Basso abbia dimostrato buona volontà nel dimostrare la sua innocenza».
 L'inchiesta condotta dall'Unità Operativa della Guardia Civil, che ha portato all'esclusione - tra gli altri - di Basso ed Ullrich dal Tour de France, è partita a febbraio ma ha raggiunto effetti dirompenti a fine maggio, sollevando il velo sullo scandalo doping spagnolo legato al team Liberty Seguros di Manolo Saiz e sulle pratiche sospette (autoemotrasfusione, vietata dai regolamenti internazionali e classificata come doping) del medico Eufemiano Fuentes.