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OLIMPIADI 2024 – Team Fanini Amore e Vita e il legame di Ivano Fanini con tanti protagonisti dei Giochi


Luccadomenica 28 luglio 2024 - I Giochi Olimpici estivi di Parigi2024, l’evento sportivo più importante e seguito al mondo è entrato nel vivo Per questo straordinario evento, dice la sua un personaggio che ha contribuito a fare la storia del ciclismo con oltre sessant’anni di storia personale (di cui ben 40 nella categoria professionisti) con le sue squadre e i suoi atleti: il patron di Amore e Vita, Ivano Fanini.

 “Innanzitutto, voglio ricordare che il mio legame personale con le Olimpiadi parte da molto tempo fa, quando un ex pugile australiano, che si era dato per diletto alla bicicletta e che io poi ebbi l’onore di prendere nella mia squadra e successivamente far passare professionista, conquistò la medaglia d’argento nella prova in linea delle Olimpiadi di Monaco, alle spalle dell’olandese Hennie Kuiper. Era il 1972 e lui è Clyde Sefton. Quella fu la mia “prima esperienza” con il prestigio olimpico, un ricordo che custodisco con orgoglio.” Nel 1976 abbiamo applaudito l’argento olimpico di Montreal conquistato da Giuseppe Martinelli. È stato il primo ciclista professionista che, con la squadra San Giacomo, ha corso con le biciclette Fanini – Alan, ed è stato anche il primo atleta ad aver ricevuto un premio in denaro da me».

 

Fanini continua narrando di un altro momento d’oro, quello delle Olimpiadi di Los Angeles 1984:

 “In quell’edizione il mio corridore, Marcello Bartalini, passato poi professionista con la mia squadra Pepsi – Fanini, vinse l’oro, nella prova a cronometro a squadre, insieme a Giovannetti, Vandelli e Poli. Questo successo ha segnato una pietra miliare per il ciclismo italiano dilettantistico che fino a quell’epoca era dominato a livello mondiale dagli atleti dell’Est, dimostrando finalmente l’eccellenza anche dei nostri atleti”.

 

Gli anni successivi non furono meno entusiasmanti. Alle Olimpiadi di Seul 1988, Eddie Salas e Roberto Pelliconi, entrambi atleti di Fanini, raggiunsero la top ten nella prova in linea, piazzandosi rispettivamente al sesto e settimo posto. Fanini ricorda con orgoglio: “A Seul Pelliconi con la maglia azzurra e Salas per l’Australia arrivarono a giocarsi una medaglia ma, sfortunatamente, alla fine si piazzarono soltanto nella top 10 nella gara in linea vinta dal tedesco della DDR, Olaf Ludwig. Entrambi correvano nel nostro team dilettantistico e Pelliconi era anche il campione italiano in carica quell’anno. Dopo le Olimpiadi li feci passare professionisti entrambi e nel 1989 con la maglia Polli – Fanini, Salas vinse il GP di Larciano mentre Pelliconi conquistò il Trofeo Matteotti. Roberto (Pelliconi) poi proseguì per quasi tutta la sua carriera con la nostra squadra, diventando anche Direttore Sportivo per oltre un decennio.”

 

L’epopea olimpica di Fanini continuò a Barcellona nel 1992: “Qui devo ricordare che la prova in linea fu vinta da Fabio Casartelli un vero fuoriclasse che purtroppo ci ha lasciati troppo presto, perdendo la vita sulle strade del Tour de France nel 1995 quando aveva ancora tutta la carriera davanti. Casartelli dominò quella gara e molto di quel merito va anche al suo direttore sportivo nella sua squadra di club, ovvero Olivano Locatelli. Considero Olivano forse il più grande D.S. italiano per squadre di dilettanti, un vero e proprio maestro che a sua volta aveva avuto la prima esperienza da D.S. nel mondo professionistico con la mia squadra, la Murella – Fanini nel 1986. Delle Olimpiadi di Barcellona, però, devo ricordare soprattutto la medaglia d’argento che conquistò nella prova a cronometro su strada (col quartetto), un mio corridore, l’azzurro Flavio Anastasia. Anche se quell’argento è pur sempre medaglia preziosa, specialmente in un’Olimpiade, ricordo quell’evento con un sapore lievemente amaro, visto che l’Italia era la grande favorita e tutti ci aspettavamo l’oro, anche in virtù del fatto che l’anno precedente quei ragazzi avevano vinto il mondiale e quindi si erano presentati al via da campioni del mondo in carica (all’epoca, nell’anno delle Olimpiadi, i mondiali infatti non venivano disputati)”.

 

Passando al 1996, Olimpiadi di Atlanta: “Nella corsa in linea, per la prima volta nella storia dello sport riservata ai professionisti, due corridori da me scoperti fin da bambini e poi lanciati con estremo orgoglio nei professionisti, furono grandi protagonisti e mi riferisco al danese Rolf Sørensen che riuscì ad ottenere la medaglia d’argento e Michele Bartoli che invece giunse 8°. In quell’edizione, vinta dallo svizzero Pascal Richard, anche un altro mio atleta che correva proprio con la mia squadra Amore e Vita – ForzArcore, era in gara. Si trattava dello svedese Glenn Magnusson, che veniva da una bellissima vittoria di tappa conquistata pochi mesi prima al Giro d’Italia, ma che giunse soltanto 35°”.

 

Fanini ricorda anche con emozione le Olimpiadi di Sidney 2000, dove Michele Bartoli sfiorò il podio nella prova in linea, e Miguel Martinez, futuro corridore del team, vinse l’oro nella mountain bike.

“Menziono con tanta soddisfazione anche i Giochi di Sidney 2000. Nella prova in linea vinta da Ullrich, il “mio” Michele Bartoli, giunse 4°, ad un passo dalla medaglia. Tuttavia, nella prova in MTB, il francese Miguel Martinez, che successivamente avrebbe indossato la maglia di Amore e Vita, conquistò l’oro. Nel museo Fanini – Amore e Vita diretto da Stefano Bendinelli, custodisco esposta la maglia celebrativa con i cinque cerchi olimpici e la dedica di Miguel che con noi ha ottenuto l’unico successo su strada da professionista, dopo aver vinto tutto nella mtb. Poi ci tengo a ricordare anche un altro atleta che ho scoperto e lanciato nel mondo del professionismo, lo svizzero Bruno Risi che alle Olimpiadi di Atene 2004, nel ciclismo su pista (dove in carriera ha vinto ben 7 campionati del mondo, di cui 2 con la mia squadra) vinse la medaglia d’argento nella prova dell’americana. Diciamo che questi sono i momenti storici più significativi che legano la mia vita ciclistica alle Olimpiadi. Ma chiaramente non è tutto, dato che anche Richard Carapaz, campione uscente delle Olimpiadi di Tokyo e recente vincitore della maglia a pois all’ultimo Tour de France, è stato scoperto da un mio ex atleta, l’ecuadoriano “El Condor” Rosero, che fu il primo corridore dell’Ecuador a passare professionista nel 1988 proprio con il mio team Pepsi – Fanini.”

 

Fanini ha parlato del presente, sottolineando l’importanza di Marco Villa, attuale commissario tecnico e ex corridore del suo team, che ha saputo guidare l’Italia a numerosi successi olimpici, mondiali ed europei.

“Per collegarmi alle Olimpiadi di Parigi ma anche alle precedenti di Tokyo, non posso non citare un altro mio ex corridore, che mi ha regalato tante soddisfazioni quando correva con me e che altrettanto sta facendo adesso da Commissario Tecnico: Marco Villa. Villa nel 1995 correva con noi, ed in coppia con Silvio Martinello, conquistò a Bogotà il titolo mondiale su pista nell’americana. Poi nel 2000 a Sidney riuscì a regalarsi invece una medaglia di bronzo olimpica. Villa oggi è il Commissario Tecnico più vincente al mondo. Non si contano più i titoli e le varie medaglie ai mondiali, alle Olimpiadi e agli Europei che ha fatto conquistare ai suoi corridori. E tra questi c’è proprio Pippo Ganna che si andrà a giocare diverse chance in questi giochi. Ganna, tra l’altro, oltre ad essere sapientemente guidato da Marco Villa, è stato scoperto ed allenato da altri miei ex atleti, Florindo Barale e Marco Della Vedova. Quindi, non potrei volere una connessione più forte e diretta di così con questo nostro campione e patrimonio del ciclismo italiano.

Concludendo, Fanini esprime il suo augurio per l’Italia: “Siamo una nazione forte, con tanti talenti emergenti e tanti campioni che potranno confermarsi al top. Sono sicuro che ci aspettano settimane di grandi successi per i colori azzurri, non solo nel ciclismo ma in tutti gli sport. Quindi, voglio augurare il massimo bene e fortuna possibile all’Italia ed al Presidente del Coni, Giovanni Malagò, e quello della Fci Cordiano Dagnoni. Entrambi sono due miei cari amici (premiati da me l’anno scorso a Lucca con la Sfinge d’Oro del Premio Fedeltà allo sport di Valter Nieri) e meritano di portare a casa il massimo delle medaglie per il lavoro straordinario che hanno svolto e stanno svolgendo in questi anni, uno per il ciclismo e l’altro per tutto lo sport italiano”. (massimiliano paluzzi)

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